Si presenta come un grosso insaccato che, una volta tagliato, ha una consistenza morbida e un colore rosso vivo. Stiamo parlando della piccantissima ‘Nduja calabrese.
Il termine ‘nduja ha probabilmente origini francesi perché la parola “andouille” significa salsiccia di trippa francese.
Ma scopriamo la storia, le caratteristiche e come si produce questo tradizionale insaccato spalmabile.
Un po’ di storia
Sembra che la ‘nduja sia stata importata in Calabria da Gioacchino Murat, re di Napoli, durante il periodo napoleonico. La fece distribuire alla popolazione per ottenere consensi e i calabresi la reinterpretarono aggiungendo un’impronta personale. Ovvero carne di maiale e abbondante peperoncino, facendola diventare così prodotto iconico di questa regione.
Questo insaccato nasce infatti come alimento povero, destinato al consumo delle classi sociali meno abbienti. In breve tempo è però diventato uno dei prodotti più diffusi e apprezzati, grazie anche al suo valore nutritivo e terapeutico (indicato per l’apparato dirigente e circolatorio) dovuto all’abbondante presenza di peperoncino.
La ‘Nduja di Spilinga
La ‘nduja originale calabrese è prodotta nel territorio di Vibo Valentia, prevalentemente nella zona di Spilinga, un territorio che vive di agricoltura e allevamento. Questo piccolo comune è conosciuto come “Città della ‘nduja” perché ha saputo tramandarla come specialità artigianale. L’8 agosto di ogni anno si tiene la Sagra dedicata a questo eccezionale prodotto.
L’ingrediente segreto? Nella ‘nduja più pregiata è utilizzato il peperoncino “tre pizzi” coltivato nella zona del Monte Poro, mentre in quella industriale si usa peperoncino d’importazione.
Il peperoncino “Tri pizzi”, è chiamato dai calabresi più familiarmente “Minni di vacca”, per la sua forma, caratterizzata da tre protuberanze all’estremità inferiore del frutto che ricorda quella della mammella di una mucca.
‘Nduja calabrese: produzione
Come da tradizione calabrese, la ‘nduja è prodotta solitamente durante i mesi invernali con le parti più grasse della carne di maiale, quali il guanciale, la pancetta ed il lardello, che vengono tritate e poi impastate insieme ad un abbondante quantitativo di peperoncino piccante, anche questo rigorosamente calabrese.
Il peperoncino, oltre a dare alla carne un colore rosso ben definito, ne permette una lunga conservazione. Infatti le proprietà antisettiche del peperoncino fanno sì che questo spalmabile non abbia bisogno di alcun conservante, rendendolo così un prodotto al 100% naturale e genuino.
Una volta che l’impasto assume una consistenza sufficientemente omogenea e cremosa, è insaccato nel budello naturale del maiale. Successivamente è sottoposto ad una leggera affumicatura con erbe aromatiche. Infine si lascia stagionare in modo del tutto naturale per un minimo di tre mesi, fino ad un massimo di sei.
Viene poi messa in commercio come un classico insaccato sottovuoto o in pratici vasetti di vetro, che ne mantengono inalterato il sapore ed il gusto, anche per lunghi periodi.
Ideale l’abbinamento con il pane a fette, ma soprattutto come condimento della famosa stroncatura calabrese!
Se desideri approfondire le conoscenze sulla ‘nduja di Spilinga, potresti trovare utile la lettura di: Azienda ‘nduja San Donato Spilinga.